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L’intersezione tra agricoltura automatizzata e sicurezza informatica: una necessità imperativa

L’agricoltura è un pilastro fondamentale per la vita umana. 

L’alimentazione è una questione che passa dal locale al globale e ha in sé la richiesta fondamentale del rispetto della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il termine cultura ha la sua origine nel verbo coltivare, l’agricoltura che è da sempre una delle massime espressioni della cultura umana, da che è iniziata la rivoluzione digitale, ha visto un cambio importante nella sua forma con l’uso di dispositivi “intelligenti” – che sanno leggere dentro e danno informazioni dettagliate.

L’agricoltura automatizzata ha trasformato il modo in cui lavoriamo la terra, si realizza con l’integrazione di una serie di tecnologie avanzate, per perfezionare e rendere più agevoli le pratiche agricole tradizionali. Il centro di questa rivoluzione innovativa sono i dati raccolti che, dopo attenta analisi, diventano informazioni preziose. Attraverso l’uso di sensori, droni, robotica e software sofisticati, gli agricoltori possono ottenere informazioni dal micro al macro sullo stato delle loro colture, comprese le condizioni del suolo, l’umidità, le patologie vegetali e molto altro. Questi dati vengono processati da algoritmi intelligenti che forniscono raccomandazioni precise per gli interventi necessari, come l’irrigazione mirata, l’applicazione di fertilizzanti e pesticidi e la gestione delle malattie delle piante.

Questa strategia permette agli agricoltori di ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre gli sprechi e massimizzare il rendimento delle colture. Tutto questo, però, non è solo questione di tecnologia, è possibile grazie al prezioso contributo dell’intelligenza e dell’operosità umana. Se da un lato si prospetta e si lavora per un’agricoltura di precisione, attenta agli eventi, sollecita alle situazioni di emergenza e sensibile alla sostenibilità, dall’altro si apre la breccia di nuove sfide e/o minacce.

Con l’aumento della connettività e l’espansione dei dati digitali, emergono anche nuovi rischi di sicurezza. Gli attacchi informatici verso il settore agricolo possono mettere a rischio l’integrità dei dati, influenzare negativamente la produzione agricola e compromettere la sicurezza alimentare.

La sicurezza informatica nell’ambito dell’agricoltura automatizzata di precisione implica la difesa dei sistemi, dei dati e delle reti agricole da minacce malevole. Come? Con l’implementazione di misure di sicurezza come l’installazione di firewall, sistemi di rilevamento delle intrusioni, protocolli di autenticazione robusti per i dispositivi connessi e aggiornamenti regolari del software per correggere eventuali vulnerabilità.

Ma il fattore H-human, l’umano che è in noi, è questione determinante anche nel mondo agricolo automatizzato. È fondamentale educare gli agricoltori e tutto il personale coinvolto sulle questioni di sicurezza informatica. 

Il nostro obiettivo con il Digital Security Festival è rendere la sicurezza informatica e digitale comprensibile a tutte e a tutti: persone, organizzazioni e mondo “scuola”. Questo include la promozione delle migliori pratiche di gestione dei dati, come l’uso di password robuste, la crittografia dei dati sensibili, la limitazione dell’accesso solo a personale autorizzato e l’esecuzione regolare di backup dei dati.

La collaborazione tra agricoltori, esperti di sicurezza informatica, produttori di tecnologia agricola e governi è essenziale, determinante e molto urgente per affrontare le sfide della sicurezza informatica nell’agricoltura automatizzata

È necessario stabilire standard di sicurezza, promuovere l’informazione e la condivisione delle minacce e delle soluzioni e investire in ricerca e sviluppo per migliorare costantemente la sicurezza anche dei sistemi agricoli.

Il cibo non è solo questione di alimentazione, ma di nutrimento in senso più ampio. Noi crediamo in un mondo in cui i sistemi agricoli digitali sicuri e intelligenti possano migliorare la qualità del vivere di tutte e di tutti, dal locale al globale.

Articolo di Marco Cozzi pubblicato su LinkedIn

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