Un traguardo storico, un segnale forte e un’emozione palpabile. La settima edizione del Digital Security Festival ha inaugurato il suo percorso 2025 venerdì 19 settembre, e lo ha fatto in una sede prestigiosa e nel cuore delle istituzioni: la Sala Giacomo Matteotti della Camera dei Deputati a Roma. Un evento che ha trasformato per una mattinata la casa della rappresentanza democratica in un forum di alto livello sulla cultura della sicurezza digitale, confermando come questo tema sia diventato una priorità nazionale.
La giornata si è aperta con un coro unanime di saluti istituzionali. Ad aprire i lavori è stato il messaggio del Vicepresidente della Camera, On. Fabio Rampelli, che ha sottolineato come «i dati rappresentano una importantissima risorsa strategica […] questo scenario richiede una riflessione approfondita che metta al centro la duplice sfida della protezione e della governance dei dati».
Sono poi seguiti i videomessaggi dei parlamentari Sen. Andrea de Priamo, che ha evidenziato come «i dati sono la risorsa fondamentale, quella che The Economist ha definito già da tempo il nuovo petrolio […] un tema fondamentale è quello della sovranità digitale», On. Roberto Bagnasco, secondo cui «il dato non è solamente un elemento tecnico, è ormai materia prima della nostra economia, della vita sociale e delle relazioni tra i cittadini e le istituzioni», e On. Marco Pellegrini, che ha ricordato come «viviamo in un’epoca in cui i dati rappresentano una delle risorse più preziose […] la sicurezza non è più solo una necessità tecnica ma è diventata una responsabilità etica e sociale».
Hanno completato i saluti l’intervento di Francesco Del Prete in rappresentanza del Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e i saluti di Nicola Bosello di Ditedi per il cluster ICT friulano. È emersa una chiara convergenza: la necessità di governare la trasformazione digitale con consapevolezza e responsabilità.
Nel suo discorso di apertura, il Presidente del Festival Marco Cozzi ha racchiuso il senso della giornata: «essere qui alla Camera dei Deputati a presentare la settima edizione del festival che ha le sue radici in Friuli Venezia Giulia […] è un segnale molto forte». Cozzi ha poi lanciato un messaggio chiave che ha risuonato per tutto l’evento: «la sicurezza non è un software, è un comportamento».
A definire la cornice concettuale della giornata è stato il keynote speech del Prof. Alessandro Curioni, che ha sfidato la metafora comune dei “dati come nuovo petrolio”. Secondo Curioni, viviamo in un’era di inflazione informativa dove il vero campo di battaglia, la risorsa più preziosa e contesa, è diventata l’attenzione umana, perché «è la capacità di catturare la nostra attenzione» che genera valore oggi.

L’universo dato nei suoi diversi aspetti
La mattinata è proseguita con un susseguirsi di panel che hanno esplorato l’#UniversoDato da ogni prospettiva. L’intervento del Dott. Umberto Rapetto, Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino, moderato da Andrea Del Vecchio, ha scosso la platea con una testimonianza forte sull’importanza della cultura come unica vera arma contro i rischi digitali, denunciando come spesso «la cultura, anziché essere un obiettivo, è un pericolo».
Il panel “Il Dato nel mondo del lavoro”, diretto da Luigi Gregori, ha visto esperti come Mario Moroni affermare che «un dato ha valore solo se resta corretto, integro, disponibile e riservato nel tempo», Gianni Dell’Aiuto descrivere la nostra triplice identità di «Homo Googlis» creata «a colpi di click», Corrado Giustozzi avvertire che «il dato, oltre a essere tutte le cose belle che abbiamo visto, è diventato un’arma» e che viviamo in un’epoca in cui «usiamo i dati come armi» in modi inaspettati, e William Nonis sottolineare la necessità di supportare concretamente le PMI, perché «da sole non possono attuare tutte queste norme».


Successivamente, il dibattito sul “dato come bene sociale”, coordinato da Davide Bazzan, ha toccato temi cruciali come le disuguaglianze digitali con Alberto Elia Martin che ha parlato di una «autoesclusione informata» per mancanza di fiducia, l’importanza dell’usabilità dei servizi secondo Claudio Michelizza (se le procedure ufficiali fossero più semplici, «le persone utilizzerebbero meno i social e di più le app dedicate»), la vulnerabilità delle PMI europee secondo Antonino Polimeni, che ha denunciato come «quando parlo di dipendenza delle imprese dalle grandi piattaforme, intendo che se non dovessero più utilizzarle andrebbero addirittura in sofferenza».
Il panel ha proseguito con l’importanza di riaffermare il ruolo dell’Italia secondo Andrea Violetti, convinto che «l’Italia deve tornare a essere protagonista perché ne abbiamo le competenze, le capacità e soprattutto la nostra visione di umanesimo digitale» e il concetto di «sovranità del dato» per Pierguido Iezzi, che ha affermato: «il dato è libertà, il dato rappresenta la democrazia».

Momenti culturali e riconoscimenti
Un momento culturale è stato dedicato alla presentazione del libro “Digitalogia” di Gabriele Gobbo. Ad introdurla, un videomessaggio di Tiberio Timperi che ha detto di essere un sostenitore del libro, definendolo una sorta di “tutto città” per orientarsi nel digitale, auspicando una digitalizzazione che non lasci indietro nessuno. Durante la presentazione, Gobbo ha evidenziato alcuni argomenti del libro, ad esempio di come i ragazzi non siano in realtà «nativi digitali, ma sonnambuli digitali» e di come sia importante ritrovare il gusto di stare assieme con momenti di disconnessione.

È seguita la cerimonia dei DSF AWARD, i premi alle eccellenze italiane del digitale, con Roberto Giurano, presidente dello Scriptorium Foroiuliense, che ha spiegato come i premi siano pezzi unici, realizzati proprio dallo Scriptorium con carta in cotone fatta a mano e un font personalizzato, creati da persone provenienti dal percorso della salute mentale. Ha poi ricordato anche il progetto del calendario di beneficenza, creato con i disegni dei piccoli degenti dell’ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste, un’iniziativa che il Digital Security Festival ha aiutato a finanziare.
Consegnato da Marco Cozzi, il primo riconoscimento è andato al Presidente Massimiliano Fedriga (ritirato da Francesco Del Prete) “per lo straordinario sostegno alle iniziative di sensibilizzazione sulla sicurezza digitale”. Il secondo, consegnato da Gabriele Gobbo, è stato assegnato a sorpresa a Stefano Gazzella come “Digital Security Evangelist del festival” per il suo costante e prezioso contributo.


La dimensione umana del digitale
L’ultimo panel, “Il Dato come strumento di futuro”, moderato da Sonia Gastaldi, ha offerto una visione umanistica con Stefano Gazzella che ha proposto una riflessione etimologica: «il dato può essere un valore […] datum, ciò che è dato è un dono meraviglioso perché manifesta un pensiero, un’idea, un concetto», Michaela Odderoli che ha sottolineato come «rimane essenziale il discorso della difesa umanocentrica della nostra coscienza, perché dobbiamo essere consci che il loro utilizzo può essere fatto solo esclusivamente con la coscienza», Ettore Guarnaccia che ha lanciato un appello alla responsabilità: «non siamo in un film di fantascienza e non verrà nessun supereroe a salvarci. Tocca a noi educare le nuove generazioni a riconoscere i rischi che persino i creatori stessi cercano di evitare».
Il panel si è concluso con Alessandro Franchi che ha evidenziato come «il vero problema non è solo difendere i nostri dati e le informazioni, ma anche preservare la capacità e la qualità della nostra coscienza» e Antonio Piva, presidente AICA, che oltre a presentare le Olimpiadi Italiane di Informatica in collaborazione con il Digital Security Festival e il 61° congresso dell’associazione, ha condiviso dati allarmanti: «il 71% degli studenti delle superiori mostrano competenze gravemente insufficienti sulla cybersecurity […] questo è un divario che dobbiamo colmare».

Le conclusioni: verso un’epoca migliore
Le conclusioni sono state affidate all’intero direttivo del Festival, un momento corale che ha riassunto la visione dell’associazione. Il presidente Marco Cozzi ha chiuso con un appello all’azione collettiva, per «iniziare a creare un’epoca migliore», un compito che richiede l’impegno di tutti. Davide Bazzan ha sottolineato l’importanza di fare rete, invitando i professionisti ad «aggregarsi, perché porta grandi vantaggi a tutti». Il tesoriere Luigi Gregori ha ringraziato i partner, «il carburante» che rende possibile un’iniziativa basata sul volontariato. Sonia Gastaldi ha evidenziato la missione del festival: «riuscire ad usare tutti e due gli emisferi del cervello quando abbiamo tra le mani la tecnologia, e saperla spiegare». Infine, il vicepresidente Gabriele Gobbo ha suggerito che il problema non sia la tecnologia in sé, ma una sorta di tendenza al «fallimento sociale per procura» dell’essere umano, riaffermando con forza la missione del festival: «un digitale umanocentrico».

Un ringraziamento speciale è andato a tutti i partner e sostenitori e al conduttore della giornata, il giornalista Giacomo Ferrara, che ha guidato in modo impeccabile il pubblico attraverso quattro ore di intensi lavori.
Roma è stata solo la prima tappa. Il viaggio del Digital Security Festival è appena iniziato e proseguirà in tutta Italia, con l’obiettivo di continuare a costruire, insieme, un futuro digitale più consapevole, sicuro e, soprattutto, umano.
